(vd. il post: "Cosa sono i profili")
La sua personalità si è formata intorno ai diversi modi di respingere, controllare e gestire la paura, conseguenza dell’esperienza del dolore. In termini di disagio può essere persona autoreferenziale, egoista ed ansiosa, con grande bisogno di controllo sugli eventi e sugli altri, in termini di risorse può essere affidabile, responsabile, concreta e capace di prendersi cura delle cose e delle persone.
Si presenta a testa alta, con portamento diritto ed andatura rigida. Gesticola poco ed anche il viso non è molto espressivo: gli occhi fissi e le labbra serrate. Ha un modo di parlare abbastanza lento e con poche interiezioni, il suo atteggiamento è piuttosto controllato e diffidente, la sua stretta di mano forte ma tendente ad allontanare l’altro.
E’ il tipo che guarda, scruta e si lascia guardare mettendosi in condizione di “passare al meglio l’esame” ma che, consapevole dell’importanza dello sguardo, cerca di non lasciarne trapelare le proprie emozioni, non a caso ama gli occhiali da sole, che in alcuni casi servono anche a nascondere le occhiaie (non è infrequente che l’avaro soffra di disturbi del sonno).
Veste ricercato (se può permetterselo firmato), piuttosto classico, spesso tutto in tinta o accuratamente abbinato, molto fasciato ma non provocante, coprente e mai sexi. La sua cura dell’abbigliamento è costante, non è mai trasandato, spesso decide e prepara in precedenza cosa indossare; nota l’aspetto altrui e giudica gli altri anche dalla loro immagine. Tendenzialmente non ama i colori vistosi, accetta di indossarli se si accorge che contribuiscono a migliorare il suo aspetto e magari fanno parte della collezione del suo stilista preferito. Veste più sciolto, senza rinunciare all’accuratezza, nel tempo libero. I suoi accessori sono di qualità e ben conservati.
Della cura del corpo fa parte una igiene personale minuziosa: l’avaro è sempre accuratamente lavato e deodorato, quando usa il profumo (per anni lo stesso) lo fa con parsimonia.
Anche i capelli sono sempre visibilmente curati: con taglio piuttosto corto e adeguato al volto nell’uomo, da corti a medio lunghi e talvolta legati nella donna.
Per lei il trucco è sempre uguale, accurato, non vistoso. Lo controlla e lo ritocca. Non ama farsi truccare a meno che non sia certa, per dimostrazione avuta, di averne un miglioramento: anche in questo caso è comunque suo l’ultimo tocco.
Per l’avaro l’aspetto esteriore è un biglietto da visita, il fine del suo “presentarsi bene” più che di farsi amare o accettare è di farsi rispettare e veder riconosciuta la propria superiorità. Il culto del corpo può imporgli sacrifici (dieta, palestra, interventi estetici) possibilmente non rivelati (o ammessi nell’ottica di “salute e benessere”).
In quest'ottica il soggetto avaro può cadere nella “ortoressia”, cioè nella ricerca ossessiva di cibi “sani” , assolutamente biologici, iperselezionati: tentativo (dal suo punto di vista) di conservazione della salute ma in realtà estensione del bisogno di controllo ad ogni ambito dell’esistenza, sua e della sua famiglia.
Se, per sopraggiunti motivi (problemi di salute, incidente, ingrassamento, conseguenze negative di terapie...), avviene un peggioramento di quello che considera il suo aspetto standard, può andare in crisi: passeggera, se potrà attivarsi per tornare al meglio, piuttosto pesante se il danno provocato non è reversibile. Teme i segni del tempo ed è disponibile ai trattamenti, purché non troppo evidenti.
Il desiderio di perfezione dell’avaro lo porta ad essere sempre attivo nel mantenere/migliorare la propria immagine ma se, per contrattempi, viene a trovarsi in difficoltà, la sua scarsa flessibilità di risposta gli impedisce di attivarsi come al solito, si scatena la paura di essere inadeguato, aumenta l'ansia ed arriva l'impasse . Un esempio: invitato ad una festa che credeva essere tra amici si trova ad un party elegante dove molti sfoggiano vestiti ricercati. La prima cosa che pensa è tornare a cambiarsi d’abito ma…non ha preparato niente…..c’è poco tempo….dovevano avvertirlo….ma che figura…A questo punto, non avendo modo di attivarsi nella maniera che conosce… si rovina la festa.
La caratteristica meno attraente, nell’aspetto esteriore dell’avaro è l’aria di perfezionismo eccessivo ed artefatto (non gli pende un capello) con cui si cura e sceglie l’abbigliamento e la rigidità con cui si muove. Mancano, di conseguenza, la fantasia e l’estro di chi si cura per il piacere di farlo e si abbiglia come fosse un gioco divertente e la scioltezza di chi si sente a suo agio dopo essersi curato. E manca la sensualità.
L’avaro avrebbe bisogno, per migliorare la relazione con il proprio aspetto esteriore, di “rilassarsi” sui risultati che già ottiene. Va “tranquillizzato”, a partire dalla impraticabilità di eccessive aspettative, invitandolo alla reale cura (amorevole) di sé, di cui fa parte il piacere di gustarsi ciò che si è ottenuto.
E’ il tipo che guarda, scruta e si lascia guardare mettendosi in condizione di “passare al meglio l’esame” ma che, consapevole dell’importanza dello sguardo, cerca di non lasciarne trapelare le proprie emozioni, non a caso ama gli occhiali da sole, che in alcuni casi servono anche a nascondere le occhiaie (non è infrequente che l’avaro soffra di disturbi del sonno).
Veste ricercato (se può permetterselo firmato), piuttosto classico, spesso tutto in tinta o accuratamente abbinato, molto fasciato ma non provocante, coprente e mai sexi. La sua cura dell’abbigliamento è costante, non è mai trasandato, spesso decide e prepara in precedenza cosa indossare; nota l’aspetto altrui e giudica gli altri anche dalla loro immagine. Tendenzialmente non ama i colori vistosi, accetta di indossarli se si accorge che contribuiscono a migliorare il suo aspetto e magari fanno parte della collezione del suo stilista preferito. Veste più sciolto, senza rinunciare all’accuratezza, nel tempo libero. I suoi accessori sono di qualità e ben conservati.
Della cura del corpo fa parte una igiene personale minuziosa: l’avaro è sempre accuratamente lavato e deodorato, quando usa il profumo (per anni lo stesso) lo fa con parsimonia.
Anche i capelli sono sempre visibilmente curati: con taglio piuttosto corto e adeguato al volto nell’uomo, da corti a medio lunghi e talvolta legati nella donna.
Per lei il trucco è sempre uguale, accurato, non vistoso. Lo controlla e lo ritocca. Non ama farsi truccare a meno che non sia certa, per dimostrazione avuta, di averne un miglioramento: anche in questo caso è comunque suo l’ultimo tocco.
Per l’avaro l’aspetto esteriore è un biglietto da visita, il fine del suo “presentarsi bene” più che di farsi amare o accettare è di farsi rispettare e veder riconosciuta la propria superiorità. Il culto del corpo può imporgli sacrifici (dieta, palestra, interventi estetici) possibilmente non rivelati (o ammessi nell’ottica di “salute e benessere”).
In quest'ottica il soggetto avaro può cadere nella “ortoressia”, cioè nella ricerca ossessiva di cibi “sani” , assolutamente biologici, iperselezionati: tentativo (dal suo punto di vista) di conservazione della salute ma in realtà estensione del bisogno di controllo ad ogni ambito dell’esistenza, sua e della sua famiglia.
Se, per sopraggiunti motivi (problemi di salute, incidente, ingrassamento, conseguenze negative di terapie...), avviene un peggioramento di quello che considera il suo aspetto standard, può andare in crisi: passeggera, se potrà attivarsi per tornare al meglio, piuttosto pesante se il danno provocato non è reversibile. Teme i segni del tempo ed è disponibile ai trattamenti, purché non troppo evidenti.
Il desiderio di perfezione dell’avaro lo porta ad essere sempre attivo nel mantenere/migliorare la propria immagine ma se, per contrattempi, viene a trovarsi in difficoltà, la sua scarsa flessibilità di risposta gli impedisce di attivarsi come al solito, si scatena la paura di essere inadeguato, aumenta l'ansia ed arriva l'impasse . Un esempio: invitato ad una festa che credeva essere tra amici si trova ad un party elegante dove molti sfoggiano vestiti ricercati. La prima cosa che pensa è tornare a cambiarsi d’abito ma…non ha preparato niente…..c’è poco tempo….dovevano avvertirlo….ma che figura…A questo punto, non avendo modo di attivarsi nella maniera che conosce… si rovina la festa.
La caratteristica meno attraente, nell’aspetto esteriore dell’avaro è l’aria di perfezionismo eccessivo ed artefatto (non gli pende un capello) con cui si cura e sceglie l’abbigliamento e la rigidità con cui si muove. Mancano, di conseguenza, la fantasia e l’estro di chi si cura per il piacere di farlo e si abbiglia come fosse un gioco divertente e la scioltezza di chi si sente a suo agio dopo essersi curato. E manca la sensualità.
L’avaro avrebbe bisogno, per migliorare la relazione con il proprio aspetto esteriore, di “rilassarsi” sui risultati che già ottiene. Va “tranquillizzato”, a partire dalla impraticabilità di eccessive aspettative, invitandolo alla reale cura (amorevole) di sé, di cui fa parte il piacere di gustarsi ciò che si è ottenuto.