domenica 11 gennaio 2015

Il profilo "Invisibile"

(vd. il post " Cosa sono i profili")
Personalità formatasi intorno all’emozione della vergogna. L’ipersensibilità ed il “sentirsi meno di” lo hanno portato a disistima e non-amore per se stesso e alla sensazione di essere stato “gettato nel mondo”. In termini di disagio , quindi, le sue caratteristiche sono il senso di inadeguatezza, la mancanza di autostima, il complesso di inferiorità; in termini di risorse la sensibilità, la discrezione relazionale, l’arte di aiutare gli altri, la capacità di soffrire.
Presenta una postura contratta (cammina un po’ curvo), ha un’andatura leggera, quasi circospetta, i suoi gesti sono lenti, regolari e silenziosi, come il suo respiro. Il volto è in genere poco espressivo, sembra avere l’aria corrucciata, con il capo un po’ chino e lo sguardo schivo o rivolto verso il basso. Ha il modo di parlare lento e discontinuo, con brevi pause che sembrano esitazioni, tono acuto e volume basso; la sua stretta di mano è debole e sfuggente.
Il modo di vestire dell’invisibile è, come del resto ogni suo atteggiamento, finalizzato a non destare l’attenzione. Per questo motivo il suo abbigliamento, per poco curato che sia, non appare trascurato: deve coprire, cosa essenziale per il vergognoso “invisibile” e non deve dare nell’occhio. Vestirsi è un’abitudine, non un fastidio e non un piacere, per cui gli abiti saranno sobri, puliti, coprenti e mai veramente alla moda ma mai visibilmente demodè. I colori accesi e squillanti sono banditi dal suo guardaroba, i gioielli limitatissimi, gli accessori pochi e utili e mai vistosi.
L’invisibile dedica alla cura di sé più tempo di quello che si possa immaginare osservandolo. Ha paura di attirare l’attenzione perché ha paura del giudizio degli altri: proprio per questo fa quanto sente di poter fare per non essere criticato: la sua igiene personale è buona, la capigliatura non ben curata ma mai trasandata. L’invisibile agisce anche in relazione alla sua immagine esteriore con modalità autolesionistica: non si attiva a migliorare se stesso perché (convinto di non esserne all’altezza) pensa così di evitare di vergognarsi con se stesso per non esserne capace.
La donna “invisibile” in genere non si trucca, può dare un po’ di fondo tinta e mascara (al limite un rossetto chiaro) per esigenze di lavoro o grandi occasioni; preferisce farsi truccare da mani esperte, quando ve ne sia bisogno. Non è esigente e si lascia trattare, premettendo di non voler essere vistosa.
E’ possibile che l’invisibile si rivolga a chi si occupa di miglioramenti estetici (estetiste, dermatologi, chirurgo plastico) nel caso di un difetto evidente, che gli crea ulteriore imbarazzo con gli altri. E’ il caso per esempio di vitiligine, psoriasi ed altre malattie cutanee, che cerca di risolvere o (se non riesce) almeno di nascondere. Non si cura di evitare o cancellare i segni del tempo.
Il difetto che si può trovare osservando bene l’aspetto esteriore dell’invisibile è la trascuratezza nei particolari (oggetti compresi) che lo riguardano.
L’invisibile necessita di essere incoraggiato ad attivarsi per migliorare il rapporto con la propria immagine esteriore in maniera molto graduale. Ogni cambiamento sarà minimo e proposto come “giocoso”, per sminuirne l’importanza (“facciamo una prova, non c’è nessuno e non ci costa niente!”) e quindi non alimentare tensione. Il complimento per il risultato ottenuto precederà la proposta di un altro “piccolo gradino”. Ogni minimo successo sarà benefico per l’autostima dell’invisibile.





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