martedì 29 settembre 2015

Testimonial "vissuti".



Jacqueline Tajah Murdoch, 82 anni, 
testimonial di Lanvin fotografata da Meisel




Iris Apfel, 91 anni, per MAC









Volti e corpi non più giovani. Da "maturi" a "vecchi" (termine accuratamente evitato, per lo più, per quel processo di tentata rimozione di tutto quello che non ci piace affrontare). Da 60 a 90 anni le età di fotomodelli e fotomodelle che stanno da qualche mese comparendo nelle pubblicità di  stilisti e case di moda. Nessun ritocco chirurgico subito dai testimonial, nessun ritocco fotografico applicato. Credo che l'importanza del "trend" (concordo con l'articolo di cui sotto) sia proprio nel mostrare come si possa essere belli, eleganti e raffinati senza omologarsi allo stile "ever green" che rende tante persone patetiche e ridicole.


Iggy Pop  per Eleven Paris




Jacky O'Shaughnessy,  60 anni,
per American Apparel




                                     





 Il servizio su "Repubblica"

sabato 21 febbraio 2015

Cosa sono i profili



A tutti é capitato di chiedersi e chiedere ad altri: "Ma quello che tipo é?" Le risposte (quando le troviamo) sono sempre approssimative e poco precise ma intanto ci danno un'idea della persona.


Nella creazione dei profili ho preso a modello i sette tipi (l'avaro, il ruminante, il delirante, lo sballone, l'apatico, l'invisibile, l'adesivo) descritti ne "La teoria dell'artigianato educativo" di Prepos (Vincenzo Masini "Dalle emozioni ai sentimenti") che corrispondono alla scelta di sette emozioni di base come componenti fondamentali del sentire umano (paura, rabbia, sorpresa/disgusto, piacere, quiete, vergogna, attaccamento). Ovviamente ogni tipo é un idealtipo, descritto a partire dall'emozione di base che ha avuto per lui un'influenza tale da stare alla radice del suo modo di essere. Per quanto diverse siano poi le persone reali, però, non sarà difficile, vedrete, riconoscere pezzi di sé e di altri che conosciamo in ciascuna descrizione.


Di ognuno di questi tipi ho cercato di descrivere il modo con cui si presenta e la relazione che ha con la propria immagine esteriore.
Il libro "Semeiotica del counseling relazionale" di Lorenzo Barbagli mi ha aiutato in questo lavoro.

martedì 3 febbraio 2015

Al "Social salon Josephine"



A Parigi, al numero 28 di rue de la Charbonnière, si trova il “Salon social Josephine”, un posto molto speciale, dove le donne che non potrebbero permetterselo vengono acconciate, truccate, talvolta vestite bene con abiti prestati, adatti ad una uscita speciale, un colloquio di lavoro o una cerimonia: non gratis perché sarebbe umiliante, ma a prezzi super popolari (taglio-tinta-piega a 3 euro, per esempio). In questo quartiere nero della banlieue, dove molte donne tirano su da sole i figli con poche centinaia di euro al mese, è facile che smettano di curarsi e perdano fiducia in se stesse e questo aiuto “estetico” può essere uno dei modi di restituire loro la forza di affrontare la quotidianità. Il salone è aperto tutti i giorni: vi lavorano parrucchiera, stilista, impiegata; la selezione delle clienti è fatta dai servizi sociali.
Lucia Iraci (originaria di Agrigento, in Francia da quando aveva 15 anni) è la signora che ha aperto il salone nel 2006 e vi lavora il lunedì, quando il suo elegante negozio in Saint-Germaine-de-Prés è chiuso. Molte delle sue clienti sovvenzionano l’iniziativa, il "salon Josephine" porta il nome della sorella di Lucia che è morta e che faceva la parrucchiera.
Sul mensile di Emergency del settembre scorso Lucia racconta: “Quando le donne di Barbès vengono da noi, si sentono ascoltate. A poco a poco si aprono: si ride e si piange (…) E’ un’oasi di pace per chi ne ha più bisogno di altri.”
Sulla home page del sito si legge: il proposito è quello di riconciliare le donne (trattate) con la loro immagine.

lunedì 19 gennaio 2015

Il profilo "Avaro"

(vd. il post: "Cosa sono i profili")
La sua personalità si è formata intorno ai diversi modi di respingere, controllare e gestire la paura, conseguenza dell’esperienza del dolore. In termini di disagio può essere persona autoreferenziale, egoista ed ansiosa, con grande bisogno di controllo sugli eventi e sugli altri, in termini di risorse può essere affidabile, responsabile, concreta e capace di prendersi cura delle cose e delle persone.
Si presenta a testa alta, con portamento diritto ed andatura rigida. Gesticola poco ed anche il viso non è molto espressivo: gli occhi fissi e le labbra serrate. Ha un modo di parlare abbastanza lento e con poche interiezioni, il suo atteggiamento è piuttosto controllato e diffidente, la sua stretta di mano forte ma tendente ad allontanare l’altro.
E’ il tipo che guarda, scruta e si lascia guardare mettendosi in condizione di “passare al meglio l’esame” ma che, consapevole dell’importanza dello sguardo, cerca di non lasciarne trapelare le proprie emozioni, non a caso ama gli occhiali da sole, che in alcuni casi servono anche a nascondere le occhiaie (non è infrequente che l’avaro soffra di disturbi del sonno).
Veste ricercato (se può permetterselo firmato), piuttosto classico, spesso tutto in tinta o accuratamente abbinato, molto fasciato ma non provocante, coprente e mai sexi. La sua cura dell’abbigliamento è costante, non è mai trasandato, spesso decide e prepara in precedenza cosa indossare; nota l’aspetto altrui e giudica gli altri anche dalla loro immagine. Tendenzialmente non ama i colori vistosi, accetta di indossarli se si accorge che contribuiscono a migliorare il suo aspetto e magari fanno parte della collezione del suo stilista preferito. Veste più sciolto, senza rinunciare all’accuratezza, nel tempo libero. I suoi accessori sono di qualità e ben conservati.
Della cura del corpo fa parte una igiene personale minuziosa: l’avaro è sempre accuratamente lavato e deodorato, quando usa il profumo (per anni lo stesso) lo fa con parsimonia.
Anche i capelli sono sempre visibilmente curati: con taglio piuttosto corto e adeguato al volto nell’uomo, da corti a medio lunghi e talvolta legati nella donna.
Per lei il trucco è sempre uguale, accurato, non vistoso. Lo controlla e lo ritocca. Non ama farsi truccare a meno che non sia certa, per dimostrazione avuta, di averne un miglioramento: anche in questo caso è comunque suo l’ultimo tocco.
Per l’avaro l’aspetto esteriore è un biglietto da visita, il fine del suo “presentarsi bene” più che di farsi amare o accettare è di farsi rispettare e veder riconosciuta la propria superiorità. Il culto del corpo può imporgli sacrifici (dieta, palestra, interventi estetici) possibilmente non rivelati (o ammessi nell’ottica di “salute e benessere”).
In quest'ottica il soggetto avaro può cadere nella “ortoressia”, cioè nella ricerca ossessiva di cibi “sani” , assolutamente biologici, iperselezionati: tentativo (dal suo punto di vista) di conservazione della salute ma in realtà estensione del bisogno di controllo ad ogni ambito dell’esistenza, sua e della sua famiglia.
Se, per sopraggiunti motivi (problemi di salute, incidente, ingrassamento, conseguenze negative di terapie...), avviene un peggioramento di quello che considera il suo aspetto standard, può andare in crisi: passeggera, se potrà attivarsi per tornare al meglio, piuttosto pesante se il danno provocato non è reversibile. Teme i segni del tempo ed è disponibile ai trattamenti, purché non troppo evidenti.
Il desiderio di perfezione dell’avaro lo porta ad essere sempre attivo nel mantenere/migliorare la propria immagine ma se, per contrattempi, viene a trovarsi in difficoltà, la sua scarsa flessibilità di risposta gli impedisce di attivarsi come al solito, si scatena la paura di essere inadeguato, aumenta l'ansia ed arriva l'impasse . Un esempio: invitato ad una festa che credeva essere tra amici si trova ad un party elegante dove molti sfoggiano vestiti ricercati. La prima cosa che pensa è tornare a cambiarsi d’abito ma…non ha preparato niente…..c’è poco tempo….dovevano avvertirlo….ma che figura…A questo punto, non avendo modo di attivarsi nella maniera che conosce… si rovina la festa.
La caratteristica meno attraente, nell’aspetto esteriore dell’avaro è l’aria di perfezionismo eccessivo ed artefatto (non gli pende un capello) con cui si cura e sceglie l’abbigliamento e la rigidità con cui si muove. Mancano, di conseguenza, la fantasia e l’estro di chi si cura per il piacere di farlo e si abbiglia come fosse un gioco divertente e la scioltezza di chi si sente a suo agio dopo essersi curato. E manca la sensualità.
L’avaro avrebbe bisogno, per migliorare la relazione con il proprio aspetto esteriore, di “rilassarsi” sui risultati che già ottiene. Va “tranquillizzato”, a partire dalla impraticabilità di eccessive aspettative, invitandolo alla reale cura (amorevole) di sé, di cui fa parte il piacere di gustarsi ciò che si è ottenuto.

domenica 18 gennaio 2015

Il profilo "Ruminante"

(vd. il post: "Cosa sono i profili")
Personalità formatasi intorno alla rabbia (generata nel bambino dal mancato appagamento del desiderio di attaccamento alla madre) ed alle energie attivate nel tentativo di scavalcare o distruggere gli ostacoli che si frapponevano. In termini di disagio può essere persona aggressiva (o depressa), reattiva e collerica; in termini di risorse, impegnata, protettiva, motivata al lavoro.
Si presenta con fisico solido e ben piazzato, spalle strutturate e gambe possenti; può essere magro o corpulento ma ha sempre muscolatura ben tonica. Cammina con il busto proteso in avanti ed ha l’andatura energica e veloce.
Il suo è uno sguardo fermo e determinato, più “di taglio” che diretto, l’espressione del volto seria. Tende a gesticolare molto ed i suoi movimenti sono veloci e potenti, la sua stretta di mano è ferma e potente ed il suo modo di parlare veloce e con poche pause, a volume piuttosto alto.
Il suo abbigliamento è informale, pratico, spesso sportivo, qualche volta trasandato, in particolare quando il ruminante è in fase depressiva. Non trae alcun piacere dall’acconciarsi, gli abiti per lui rappresentano soltanto un obbligo sociale ed un riparo dalle condizioni atmosferiche. Clima permettendo, ama scoprire il corpo ma, anche nelle donne, non è un “succinto sexi” ma il desiderio di liberarsi dall’ingombro-vestito. Gli accessori sono pratici, solidi e strettamente necessari.
L’igiene personale non è particolarmente accurata e la capigliatura tende alla praticità piuttosto che alla forma.
La pelle è spesso arrossata, tendente al seborroico in età giovane e talvolta presenta couperose in seguito.
La donna ruminante difficilmente si trucca (quando si trucca non sa migliorare molto il suo aspetto), fa anche a meno di depilarsi e, se i suoi peli sono troppo evidenti, lo fa soltanto in estate o per esigenze inderogabili.
Per il ruminante l’ aspetto esteriore ha un’importanza secondaria (è il tipo che ti dice “io bado ai contenuti”) anche se tiene comunque alla propria forma fisica, consapevole che questa gli è necessaria per poter disporre delle energie che gli servono.
Se decide di attivarsi per migliorare il proprio aspetto esteriore significa che ha la convinzione che il miglioramento d’immagine gli sia indispensabile per il raggiungimento del suo scopo, in questo caso si lascia consigliare, giusto per non perdere tempo in quello che è gli serve ma, di per sé, non lo interessa. Anche in questo caso la naturalezza e la praticità del risultato sono comunque la “conditio sine qua non” per l’accettazione di ogni intervento.
Dei ”segni del tempo” importa pochissimo al ruminante, mai perderebbe ore (“e dignità” direbbe lui) per lifting o simili e anche trattamenti meno invasivi non sono pensabili: crema antirughe e contorno occhi potrebbero essere il massimo a cui può arrivare se persona in carriera o comunque di estrema visibilità.
Il ruminante può trovare “sfogo” nel cibo: in momenti di particolare tensione, ed in mancanza di un oggetto su cui dislocare l’eccesso di carica, l’abbuffata non rappresenta un piacere concesso ma un’autoaggressione.
La caratteristica meno attraente nell’immagine esteriore del “ruminante” è una certa rozzezza di abito e di modi. Inoltre è spesso eccessivamente trasgressivo, cosa che può far pensare all’osservatore: “Hai l’aria di non voler piacere…ebbene, non mi piaci”.
Il ruminante avrebbe bisogno di essere convinto e sperimentare la doppia efficacia che può avere il prendersi un po’ di tempo per la cura di sé: se si concede un po’ di tempo per sé (“staccando la spina”) riparte migliorato e più efficace; se si “presenta bene” guadagna consensi e dura meno fatica a far valere le proprie istanze.

sabato 17 gennaio 2015

Il profilo "Delirante"

(vd. il post "Cosa sono i profili")
Personalità formatasi intorno all’emozione del distacco: attraverso una serie di meccanismi il bambino ha iniziato a “prendere eccessivamente le distanze”. In termini di disagio le caratteristiche del soggetto sono una sorta di disgusto dalle cose, lo snobismo, l’eccesso di autostima, la solitudine; in termini di risorse la capacità intuitiva, la creatività, l’autosufficienza, la libertà.
Può essere esile ed ossuto o decisamente in sovrappeso, con la parte alta del corpo (testa-collo-spalle) più sviluppata rispetto alle gambe ed il torace incassato. Ha la postura insieme rigida e ciondolante, la donna, quando è esile, ha un’andatura poco marcata, tipo surplace.
Il suo sguardo è raramente diretto all’interlocutore, gli occhi sono sempre un po’ spalancati ed hanno movimenti veloci e repentini, le labbra sono serrate o con fugaci ed ammiccanti sorrisi.
Con il suo modo di parlare piuttosto lento, un po’ distratto e con pause, e la stretta di mano distratta o sfuggente, dà la sensazione di una persona distante.
Veste distrattamente o in modo originale, se è stato educato al gusto risulta curioso e creativo, altrimenti può apparire da trascurato a trasgressivo fino a ridicolo. In ogni caso si sente (e lo ribadisce) assolutamente in linea con le sue scelte di abbigliamento: è la donna di un metro e ottanta a cui è andato di calzare tacchi di dieci centimetri, è quella dai fianchi abbondanti con pantaloni a righe orizzontali, è l’uomo con camicia a righe-cravatta a pois-giacca a quadri, ma è anche quello che osa per primo i colori brillanti e “fa tendenza” o mette sempre il “papillon”. In ogni caso per il delirante l’abito e gli accessori non sono né un piacere né un fastidio: sorride di chi si pone il problema. Ovviamente non segue le mode ed anche il suo modo di indossare gli abiti è impreciso e stravagante, come sono i suoi accessori.
Il delirante non si cura molto del suo aspetto né del corpo, igiene compresa. Porta i capelli come capita, naturali o disordinati.
Non è il tipo che ricorre, in genere, all’aiuto altrui, meno che mai in un settore (come quello dell’immagine) che non lo interessa, quindi istituti di bellezza, parrucchieri, chirurghi estetici, avranno poco lavoro da lui. Il massimo a cui potrebbe arrivare sarebbe rielaborare, prima di applicare su di sé, qualcosa che ha precedentemente visto e che gli è piaciuto su altri (i quali, comunque, gli debbono piacere).
La donna se si trucca lo fa parzialmente: gli occhi o le labbra o magari solo le sopracciglia, né perde tempo, durante il giorno, in controlli e ritocchi. Non ha mai l’aria di aver studiato e curato i particolari.
Nell’insieme si può dire che, in riferimento all’aspetto esteriore, la caratteristica in negativo del delirante, ossia la mancanza di grazia e di coordinamento del corpo, è amplificata dalla modalità con cui il soggetto gestisce la sua immagine, cioè la stessa carenza di grazia e coordinamento di abiti, acconciatura, accessori. Nella sua mente la cura di questi particolari sarebbe un tributo inutile ad un mondo “fuori” che non lo interessa più di tanto… Ed il mondo se ne accorge.
C’è da dire che ormai, almeno nella nostra cultura occidentale, l’immagine esteriore ha una importanza talmente eccessiva che persone poco omologate a questa “dittatura dell’aspetto” sono le…ben trovate…