Ci sono due modi estremi di relazionarsi con la propria immagine esteriore: quello dei fautori della ricerca della (relativa) perfezione, i "fissati" di fitness, moda e trattamenti cosmetici ed estetici più o meno invasivi, e quello dei "trascurati", che non vanno oltre il coprirsi con abiti e le necessarie abluzioni. I primi, interrogati sul loro atteggiamento, ti dicono che è indispensabile sentirsi bene nel proprio corpo, che si sentono gratificati quando si accorgono di piacere, che si curano molto per esigenze sociali o lavorative, che "i nostri giorni questo impongono"…. Tra i secondi c'è chi afferma di non avere tempo da perdere, chi sostiene il valore della "naturalezza" e la necessità di accettarsi "come si è", chi è convinto che "provare a migliorarmi sarebbe solo tempo perso".
Tutti noi ci collochiamo tra questi estremi, più o meno tendenti verso l'una o l'altra posizione, anche a seconda del momento che stiamo attraversando. Spesso, quasi sempre, siamo un misto di pensieri ed atteggiamenti talvolta distanti tra loro, e magari contraddittori, e quello che traspare ne è solo il temporaneo visibile risultato.
Marta l'insegnante trentaquattrenne di cui racconto, che apparteneva alla schiera dei "trascurati", si era convinta, e diceva agli altri, che il suo poco tempo disponibile preferiva spenderlo in cultura,in realtà pensava di sé di essere (come ammette solo adesso) "di indomabile bruttezza, tale da non avere chance di miglioramento".
Claudia dichiarava che, se curava molto il suo aspetto, lo faceva esclusivamente per se stessa, salvo poi ammettere di avere l'abitudine di controllare gli sguardi che suo marito rivolgeva alle altre e di confrontare spesso il suo corpo con quello delle donne che riteneva potessero interessarlo. Da quando si sono lasciati ed ha un nuovo compagno ha drasticamente ridotto gli esagerati tempi di cura.
Alessio, che definiva ridicoli gli uomini che andavano oltre la rasatura ed il deodorante, da quando è innamorato di un'estetista, trova più che naturale sfoltire le sopracciglia, curare le mani, usare il doposole…
Io, la scrivente di questo blog, penso che abbiamo (fino a prova contraria) una sola vita, che tanto vale cercare di viverla al meglio delle proprie possibilità e che fare il possibile per piacerci e piacere agli altri rientri nell'ambito di viverla al meglio.
Tutti noi ci collochiamo tra questi estremi, più o meno tendenti verso l'una o l'altra posizione, anche a seconda del momento che stiamo attraversando. Spesso, quasi sempre, siamo un misto di pensieri ed atteggiamenti talvolta distanti tra loro, e magari contraddittori, e quello che traspare ne è solo il temporaneo visibile risultato.
Marta l'insegnante trentaquattrenne di cui racconto, che apparteneva alla schiera dei "trascurati", si era convinta, e diceva agli altri, che il suo poco tempo disponibile preferiva spenderlo in cultura,in realtà pensava di sé di essere (come ammette solo adesso) "di indomabile bruttezza, tale da non avere chance di miglioramento".
Claudia dichiarava che, se curava molto il suo aspetto, lo faceva esclusivamente per se stessa, salvo poi ammettere di avere l'abitudine di controllare gli sguardi che suo marito rivolgeva alle altre e di confrontare spesso il suo corpo con quello delle donne che riteneva potessero interessarlo. Da quando si sono lasciati ed ha un nuovo compagno ha drasticamente ridotto gli esagerati tempi di cura.
Alessio, che definiva ridicoli gli uomini che andavano oltre la rasatura ed il deodorante, da quando è innamorato di un'estetista, trova più che naturale sfoltire le sopracciglia, curare le mani, usare il doposole…
Io, la scrivente di questo blog, penso che abbiamo (fino a prova contraria) una sola vita, che tanto vale cercare di viverla al meglio delle proprie possibilità e che fare il possibile per piacerci e piacere agli altri rientri nell'ambito di viverla al meglio.
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