"Arlecchino pensoso" è di Pablo Picasso |
Ho
deciso di pubblicare la risposta appena data ad una mia lettrice
perché la stessa domanda mi era stata fatta in passato da altre
persone. In sintesi, mi scrive: “Sono troppo disponibile con tutti
quelli che mi circondano, questo è stancante e comunque gli altri
non mi sono ‘riconoscenti’. Credo che l'eccessiva disponibilità
dipenda dal fatto che non mi piaccio fisicamente. Che fare?”
Talvolta
le persone che non si piacciono fisicamente in realtà non si
accettano per quello che sono. Se una persona non si ama e dubita che
gli altri possano amarla ed accettarla così com’è, può darsi che
scatti in lei il bisogno di fare possibile (ed impossibile) per ‘meritare’
l’amore altrui.
E’
un circolo vizioso: la disponibilità eccessiva è molto stancante
per chi la pratica ed anche poco gratificante perché quasi mai
comporta l’altrui gratitudine. Da cui la frustrazione,
l’autostima che si riduce ancora, le recriminazioni verso chi
non riconosce gli sforzi compiuti per essere stati così disponibili.
Che
fare? Beh, gli altri non sono tenuti a sapere quanto ti costa quello
che fai. Nella maggior parte dei casi credono (o vogliono credere)
che la tua disponibilità ti venga naturale e ti sia facile.
La
riconoscenza è un sentimento raro, ottimo se arriva ma lavorare con
il fine di ottenerla porta quasi sempre a delusione. Del resto tu
segui il TUO bisogno di essere disponibile alle richieste altrui,
nessuno ti obbliga al di fuori di questo tuo bisogno (che poi, in genere, è
di farsi voler bene).
Se
la soluzione tentata finora per farti amare (quella della
super-disponibilità) non funziona, o ha costi eccessivi, potresti
decidere di cambiare. Provare a fare quello che “puoi e riesci” e
niente di più, invece di chiedere a te stessa più di quanto puoi e
vuoi davvero fare. Le persone che ci amano per quello che facciamo
per loro, e non per quello che siamo, in realtà non ci amano.
E,
magari, il tempo che ti rimarrà libero per questo scarico di impegni
potresti dedicarlo ad avere più cura di te, in tutti i sensi e
anche nell’aspetto.
Cerca
di capire se ti può servire migliorare il modo di comunicare, fatti
consigliare e inventati un tuo personale tipo di bellezza (se
incontriamo una persona non bella in senso classico ma curata la
definiamo un “tipo”!). La trascuratezza dà l’idea del “brutto”, solo che chi si sente tale spesso evita l’impegno a migliorarsi, per
paura di non riuscirci e di altra frustrazione.
Cercando
l’impossibile spesso non si fa il possibile…
Se
provi a procedere su questo “doppio binario” di cambiamento,
fammi sapere