Giorgia è una ragazza di origine emiliana che studia a Milano. E' sempre gioviale e simpatica e solo chi la conosce bene sa quanto la facciano soffrire le sue misure "abbondanti". A dire il vero è una "oscillatrice", nel senso che già due volte ha perso e riacquistato quei venti chili che la affliggono: Giorgia si mette a dieta, riesce a dimagrire, ne è contenta e si piace ma a quel punto scatta il bisogno compulsivo di cibo e lei ricomincia a mangiare smodatamente, fino a riacquisire tutto il peso e quindi l'aspetto con cui si trova a disagio.
La ragazza ha frequentato un centro che si occupa di problemi dell'alimentazione, è stata seguita da uno psicologo ed ha ben chiaro il ruolo che riveste il pessimo rapporto con suo padre nelle difficoltà di relazione con il cibbo.
Il papà di Giorgia, che lavora nell'ambiente dell'immagine ha abbandonato la famiglia quando lei aveva nove anni e da allora tra loro solo pochi e conflittuali rapporti. La mamma si è risposata con un uomo a cui Giorgia vuole molto bene e che ha provveduto al suo mantenimento.
Grazie alla psicoterapia Giorgia ha già preso consapevolezza che, nella sua mente, "da brutta" (sua definizione) si sente di fare un dispetto al padre, che da piccola (quando era molto carina) la esibiva come un trofeo ("E' mia figlia, grazie dei complimenti, sì, diciamo che mi è venuta piuttosto bene...").
Mi dice: "Ma, adesso che conosco questo mio meccanismo e sono certa che non mi interessa continuare a fargli dispetto, adesso che voglio sentirmi bene con me stessa perchè mai non riesco a mantenere il peso, mi abbuffo e poi mi dispero?
E così, passo dopo passo scopriamo che, in realtà da questo comportamento lei ottiene un "vantaggio secondario" (motivo valido e nascosto per cui fa comodo che persista una situazione anche se percepita come negativa).
In pratica, quando Giorgia non si piace può dare la colpa al padre del proprio malessere: lei si guarda allo specchio, si trova "grossa e quindi brutta" e si dice che la responsabilità di questo è di suo padre, come ha scoperto con la psicoterapia. Questo mantiene alto in Giorgia il risentimento nei confronti del genitore ed è quello che lei vuole. Nei periodi in cui é stata gratificata dal proprio aspetto e l'astio è diminuito, le è capitato invece di sentire affiorare dell'affetto per il padre e non se lo è permesso: è arrivata la paura di potergli volergli bene, sono arrivati i sensi di colpa nei confronti della mamma e del suo nuovo marito, eletto padre-per-merito.
Dopo l'acquisizione di questa nuova consapevolezza, è stata la considerazione che l'amore per chi ci ha dato la vita è previsto biologicamente (e non è mai una colpa) a tranquillizzare un po' per volta Giorgia, che adesso... mangia per fame o per piacere
[Il bellissimo disegno di Betta Stonich con cui ho aperto il post vuole simboleggiare i tarli che spesso ci corrodono la mente]
La ragazza ha frequentato un centro che si occupa di problemi dell'alimentazione, è stata seguita da uno psicologo ed ha ben chiaro il ruolo che riveste il pessimo rapporto con suo padre nelle difficoltà di relazione con il cibbo.
Il papà di Giorgia, che lavora nell'ambiente dell'immagine ha abbandonato la famiglia quando lei aveva nove anni e da allora tra loro solo pochi e conflittuali rapporti. La mamma si è risposata con un uomo a cui Giorgia vuole molto bene e che ha provveduto al suo mantenimento.
Grazie alla psicoterapia Giorgia ha già preso consapevolezza che, nella sua mente, "da brutta" (sua definizione) si sente di fare un dispetto al padre, che da piccola (quando era molto carina) la esibiva come un trofeo ("E' mia figlia, grazie dei complimenti, sì, diciamo che mi è venuta piuttosto bene...").
Mi dice: "Ma, adesso che conosco questo mio meccanismo e sono certa che non mi interessa continuare a fargli dispetto, adesso che voglio sentirmi bene con me stessa perchè mai non riesco a mantenere il peso, mi abbuffo e poi mi dispero?
E così, passo dopo passo scopriamo che, in realtà da questo comportamento lei ottiene un "vantaggio secondario" (motivo valido e nascosto per cui fa comodo che persista una situazione anche se percepita come negativa).
In pratica, quando Giorgia non si piace può dare la colpa al padre del proprio malessere: lei si guarda allo specchio, si trova "grossa e quindi brutta" e si dice che la responsabilità di questo è di suo padre, come ha scoperto con la psicoterapia. Questo mantiene alto in Giorgia il risentimento nei confronti del genitore ed è quello che lei vuole. Nei periodi in cui é stata gratificata dal proprio aspetto e l'astio è diminuito, le è capitato invece di sentire affiorare dell'affetto per il padre e non se lo è permesso: è arrivata la paura di potergli volergli bene, sono arrivati i sensi di colpa nei confronti della mamma e del suo nuovo marito, eletto padre-per-merito.
Dopo l'acquisizione di questa nuova consapevolezza, è stata la considerazione che l'amore per chi ci ha dato la vita è previsto biologicamente (e non è mai una colpa) a tranquillizzare un po' per volta Giorgia, che adesso... mangia per fame o per piacere
[Il bellissimo disegno di Betta Stonich con cui ho aperto il post vuole simboleggiare i tarli che spesso ci corrodono la mente]